Edifici in bambù per assorbire Co2

Per ridurre il consumo di energia e le emissioni di Co2 è necessaria una riqualificazione energetica degli edifici. Secondo i dati forniti dall’Unione europea, le abitazioni e gli esercizi commerciali sono responsabili del 40% del consumo totale di energia e del 36% delle emissioni di diossido di carbonio. Percentuali che di certo non aiutano a raggiungere gli obiettivi comunitari che prevedono di ridurre del 20% l’inquinamento atmosferico entro il 2020.

Recentemente l’International Network for Bamboo and Rattan (Inbar) ha dimostrato che il bambù è in grado di assorbire anidride carbonica e per la sua resistenza può essere usato anche per l’edificazione delle abitazioni. Economico e facilmente disponibile nei paesi in via di sviluppo, questo materiale è un valido alleato nella lotta contro i cambiamenti climatici.

Il bambù è molto più forte dell’acciaio, riesce a resistere a disastri naturali come cicloni, terremoti e tempeste, è più economico del legno e utilizza meno energia rispetto alla lavorazione del cemento.

Un modello comparativo dell’Inbar conferma che in 10 anni, un ettaro di bambù (Phyllostachys pubescens) è in grado di catturare 30 tonnellate di anidride carbonica rispetto, ad esempio, a una piantagione di abete cinese (Cunninghamia lanceolata) delle stesse dimensioni. Così in Messico il governo ha deciso di promuovere lo sviluppo dell’industria del bambù perché potrebbe portare benefici economici, sociali ed ecologici in tutto il Paese.

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