Il buco dell'ozono raggiunge l'Artico

La perdita dell’ozono sopra l’Artico è così grave che per la prima volta si parla di “buco dell’ozono” così come l’hanno definito un gruppo di scienziati che hanno pubblicato un nuovo studio sulla rivista Nature. Una perdita che secondo i ricercatori del California Institute of Technology (Caltech) quest’anno è paragonabile a quella verificatasi sopra l’Antartide. Un fenomeno, osservato grazie ai satelliti della Nasa: l’Aura e Calipso, che per la prima volta coinvolge anche il Nord del Pianeta.

A circa 20 chilometri al di sopra dell’Artico, in un solo anno, l’80 per cento di ozono si è distrutto, secondo i dati raccolti dagli scienziati. La causa è da attribuirsi alla presenza del tutto insolita di una corrente fredda a grandi quote e a una maggiore quantità di gas che riduce l’ozono nell’area. Il periodo di basse temperature quest’anno, a determinate latitudini, è durato trenta giorni in più rispetto a qualsiasi altro inverno artico, attivando processi chimici che trasformano il cloro in sostanze dannose che danneggiano questa forma di ossigeno che si accumula naturalmente nella stratosfera (dai 15 ai 35 chilometri al di sopra della superficie terrestre) e che protegge la vita degli esseri viventi dai raggi ultravioletti del sole.

I composti clorurati (vietati dal Protocollo di Montreal del 1989, la cui azione però persiste per anni) prodotti dall’uomo, inoltre, contribuiscono alla distruzione di questo gas e sono molto più attivi in climi freddi. In genere questo fenomeno si registra in primavera sulle due regioni polari, anche se nell’Artico (Polo Nord) è meno grave che in Antartide (Polo Sud).

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