L'anno del respiro

L’inquinamento dell’aria costituisce problema prioritario nella definizione delle politiche ambientali di un ente. La percezione del rischio ambientale da inquinamento atmosferico è argomento , spesso, non sufficientemente analizzato e studiato sia dai tecnici che da politici ed amministratori. Il profilo prevalente nell’analizzare la questione della qualità dell’aria riguarda, infatti, l’analisi scientifica delle principali sostanze inquinanti, delle relative caratterizzazioni chimico-fisiche, dei danni all’ambiente ed alla salute,di concentrazioni atmosferiche e limiti legali, della loro tossicità e degli impatti ambientali, dei metodi di controllo dell’inquinamento, sullo sfondo di una normativa complessa che regola questa materia. Grazie ad organismi di controllo , siamo in grado di comprendere i principali fenomeni di inquinamento atmosferico e di valutare le principali fonti di emissione mobili quali il traffico che incide ad esempio nella pianura padana(esempio Reggio Emilia ) quasi per il 70% , nonché quelle fisse (grandi impianti, inceneritori, attività industriali).
Profilo,invece, assai poco esplorato è quello che riguarda lo studio e la conoscenza della percezione del rischio ambientale da parte di tutti noi cittadini.
Grazie al lavoro di ricerca nell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è stata elaborata una prima tappa di un percorso di approfondimento sulla percezione del rischio ambientale oggetto di ulteriore approfondiment da parte dell dipartimento di Scienze cognitive e qualitative e del Prof. Sandro Rubichi. Da questo studio emergono così alcune tendenze che dovranno essere attentamente analizzate sia per quanto riguarda la percezione del rischio ambientale in se stesso, sia per quel che riguarda gli strumenti di trasmissione delle strategie messe in campo per migliorare la qualità dell’aria e modificare comportamenti e stili di vita.
Infatti , spesso, gli amministratori si trovano a dover assumere decisioni e a dovesi confrontare con situazioni contraddittorie. Colpisce come , dall’indagine effettuata dal Prof. Sandro Rubichi, a fronte di un’elevata dichiarata percezione del rischio ambientale, vi sia una scarsa disponibilità a modificare i propri stili di vita. Tutti noi sappiamo che l’automobile inquina e siamo preoccupati dell’uso del telefonino, ma siamo poco disponibili a modificare i nostri comportamenti, per renderli più sostenibili.L’aria che si respira era un problema per le città già nel secolo scorso e sarebbe insensato che, pur avendo a disposizione tecnologie innovative, elevate professionalità, possibilità di uso di risorse rinnovabili e pulite da incentivare, i rimedi al danno ambientale finiscano per essere troppo tardivi, pur sapendo che gli effetti climatici conseguenti all’inquinamento atmosferico sono ben noti : effetto serra, inversione termica e assottigliamento dello strato di ozono.
Oggi , ed in particolare nella pianura padana che è una delle aree più inquinate del pianeta, è troppo spesso sottovalutato dai partiti il problema della qualità dell’aria : per accennarre alla soluzione del problema occorre introdurre interventi strutturali come sta facendo ad esempio il Presidente degli Stati Uniti Obama che sostiene una mobilità dove le nuove tecnologie sostenibili non sono un optional : elettrico, idrogeno, trasporto pubblico veramente alternativo all’uso dell’automobile devono diventare un imperativo . Partiamo da qui per attuare un vero federalismo ambientale, facciamo in modo che l’aria pulita diventi la priorità per le nostre città, non nei programmi, ma nei fatti.

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