A giugno in Italia il picco delle rinnovabili

16 giugno 2013: ricordatevi questa data. Perché quel giorno, per la prima volta e per un paio d’ore, tra le 14 e le 15, in Italia l’energia elettrica erogata è stata interamente coperta con le fonti rinnovabili (idroelettrico, eolico e fotovoltaico). A costo zero. E a inquinamento zero. Senza petrolio, carbone e roba del genere.

Certo, è presto per cantare vittoria. Il 16 giugno era domenica, era estate, c’erano sole e vento in abbondanza e c’era una buona scorta d’acqua per l’idroelettrico.

Ma non è stato un caso. Al di là del picco del 16, secondo i dati TERNA, in tutto il mese di giugno 2013, le fonti pulite hanno generato il 50, 2 per cento dell’elettricità italiana, coprendo il 44,3 per cento della domanda. Facendo, in un solo anno, un notevole passo in avanti: da giugno 2012 a giugno 2013 la quota delle fonti rinnovabili sulla produzione netta è passata dal 38,2 al 50,2 per cento. E se guardiamo i dati del primo semestre del 2013, vediamo che idroelettrico, eolico e fotovoltaico hanno rappresentato il 41 per cento della produzione nazionale (+9,6 per cento rispetto al 2012).

A questo punto, ciò che veramente stupisce è il silenzio quasi totale di fronte ad un simile avvenimento di portata storica. A mio sommesso avviso, è proprio da questo dato che dovremmo ripartire per programmare il futuro del paese invece di continuare a cianciare di “crescita” basata, come sempre, sulla distruzione del suolo e delle risorse naturali sempre più scarse.

In altri termini, dovremmo sfruttare questo dato altamente positivo per iniziare a programmare uno sviluppo vero e duraturo, potenziando e decentrando tutte queste energie pulite ed inesauribili in funzione di obiettivi (e relativa occupazione) consoni alla nostra storia ed alle incomparabili risorse storiche e culturali del paese.

Certo, non si può fare questo dall’oggi al domani, ma ora, dopo il 16 giugno 2013, sappiamo che possiamo farcela. L’importante è prendere atto di questa importantissima novità, tutta italiana, ed iniziare a discutere di quale paese vogliamo: quello dell’ILVA, della terra dei fuochi, del PIL, delle diseguaglianze e dell’avere, o quello della solidarietà, della cultura, dell’essere e del benessere vero (felicità).

Partendo da un dato certo: crisi o non crisi, quello che è stato non tornerà più. Ogni giorno di più appare evidente che stanno rapidamente venendo al pettine tutti i nodi di questo sviluppo distorto. In un futuro, più o meno prossimo, tutto dovrà cambiare. Necessariamente. Ed allora è meglio iniziare da subito a programmare gradualmente il cambiamento.

Una data per iniziare la abbiamo: il 16 giugno 2013.

 

di Gianfranco Amendola (Magistrato e Ambientalista)

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