Associazione "Dossetti" e Fondazione UniVerde: "Rivedere con urgenza il Piano Nazionale di Contrasto dell'Antimicrobico-Resistenza”


Trasparenza sui dati effettivi del numero di morti in Italia causati dai “superbatteri”; una filiera responsabile del cibo di origine animale verso il superamento degli allevamenti intensivi; finanziamenti urgenti a sostegno della ricerca pubblica per trovare sia antagonisti naturali, efficaci nella lotta biologica, che nuovi farmaci accessibili a tutti in caso di emergenza sanitaria. Sono alcune delle richieste avanzate al Governo e al Parlamento dall’Associazione culturale “Giuseppe Dossetti: i Valori-Tutela e Sviluppo dei Diritti” Onlus e dalla Fondazione UniVerde per contrastare la crescente emergenza sanitaria e ambientale dell’antibiotico resistenza, illustrate stamattina in occasione della conferenza stampa “Emergenza sanitaria ed ambientale: migliaia di morti l’anno a causa dei superbatteri” promossa su iniziativa del Presidente del Gruppo Misto al Senato, Sen. Loredana De Petris, dall’Associazione “Dossetti” e dalla Fondazione UniVerde e svoltasi presso la Sala Caduti di Nassiriya di Palazzo Madama.
“Il Piano di contrasto della ministra Lorenzin – ha dichiarato la Presidente del Gruppo Misto, Sen. Loredana De Petris – è in realtà inesistente. Si limita a tracciare una linea di indirizzo senza stanziare un euro per contrastare il problema. Nella prossima Legislatura sarà nostro incessante impegno sconfiggere con un vero Piano di contrasto questa piaga prima che assuma dimensioni anche più tragiche di quelle attuali”.
“Per quanto riguarda le infezioni ospedaliere la situazione è quanto mai preoccupante: circa il 5-7% dei pazienti ricoverati negli ospedali italiani (fino al 15% nei reparti di terapia intensiva), 500-700 mila casi in totale, con una mortalità del 3%, non possiamo tacere! In Italia si muore per sepsi dai reparti di neonatologia a quelli di terapia intensiva – ha dichiarato Claudio Giustozzi, Segretario Nazionale dell’Associazione “Dossetti” – Ci rendiamo conto che un luogo come l’ospedale che dovrebbe preservare la vita diviene luogo di morte? Ci rendiamo conto che un neonato con appena 26 ore di vita muore per sepsi? Le commissioni di indagini interne o gli ispettori inviati dal Ministero non riporteranno in vita nessuno e a quanto pare il loro lavoro viene vanificato in quanto l’esito delle indagini non è conosciuto quasi mai né tantomeno quali provvedimenti di prevenzione si sia deciso di adottare a seguito. La verità è che in Italia negli ospedali si muore per sostenibilità, si muore perché la prevenzione è un costo”.
“L’ECDC, Centro Europeo per la prevenzione ed il controllo delle malattie – incalza Giustozzi – ha reso noto, mediante un rapporto pubblicato a dicembre 2017, che a seguito della sua Country visit, la situazione riscontrata negli ospedali e nelle regioni italiane costituisce una grave minaccia alla salute pubblica del nostro Paese. Scrive inoltre di aver avuto l’impressione che questi alti livelli di antimicrobico-resistenza siano accettati dai vari attori del sistema sanitario come se si trattasse di un inevitabile stato delle cose. Ciò che desta sospetto è come mai da dicembre ad oggi non se ne sia parlato. Tramite l’Avvocato Antonella Minieri, del Foro di Roma, l’Associazione “Dossetti” fa sapere che presenterà un esposto alla Procura della Repubblica in difesa del diritto dei cittadini alla salute”.
Al giorno d’oggi, i batteri resistenti causano oltre 700 mila morti ogni anno nel mondo, di questi oltre 25 mila solo in Europa. In Italia, le infezioni da “superbatteri”si aggirano intorno ai 300 mila casi clinici e causano tra i 5 mila e i 7 mila decessi l’anno e una delle cause principali della diffusione dell’antibiotico resistenza è senza dubbio rappresentata dagli allevamenti intensivi. Secondo il rapporto ESVAC l’Italia, tra i Paesi UE, è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli allevamenti: il 71% degli antibiotici venduti in Italia è destinato agli animali negli allevamenti intensivi. Il consumo medio di antibiotici in Italia, nell’anno 2014 è stato oltre il doppio rispetto al resto dell’UE e il triplo della sola Francia.
Rimaste inascoltate le richieste avanzate al Ministro Lorenzin, in una lettera firmata da 20 associazioni, Associazione “Dossetti” e Fondazione UniVerde rimarcano la necessità di puntare, entro il 2020, alla riduzione del 70% dell’uso di antibiotici negli allevamenti intensivi, una percentuale notevolmente maggiore rispetto al 30% proposto nel Piano Nazionale di Contrasto dell’Antimicrobico-Resistenza (PNCAR), approvato a novembre dal Ministero della Salute, e di vietare l’uso routinario e preventivo degli stessi negli allevamenti.
“Secondo le previsioni del primo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la resistenza agli antibiotici è una delle principali minacce alla salute pubblica mondiale – sottolinea il Presidente della Fondazione UniVerde, Alfonso Pecoraro Scanio – Da ora al 2050, i superbatteri saranno responsabili di almeno 10 milioni di morti l’anno e già nel 2025, nella sola Europa, si prevedono un milione di morti. Dobbiamo superare modelli di gestione irresponsabile degli antibiotici, a partire dagli allevamenti intensivi, adoperandoci anche per il benessere degli animali oltre che per garantire la tutela della salute umana. Il Parlamento deve affrontare la questione con fermezza e il Governo rivedere gli obiettivi, molto poco ambiziosi, del PNCAR se vogliamo anticipare e affrontare il rischio emergente di una pandemia da infezioni multiresistenti”.
“Occorre da subito prevedere regole rigorose di bonifica di sale operatorie, strutture ospedaliere e altri luoghi pubblici dai superbatteri, anche usando le tecniche di lotta biologica, e investendo sulla ricerca – rilancia Pecoraro Scanio – Serve una forte azione per abbattere l’uso di antibiotici negli allevamenti e sostenere tutte le azioni per il superamento degli allevamenti intensivi come le proposte di reinserimento di attività nelle aree collinari e montane dell’Appennino, con effetti positivi su ambiente, benessere animale e occupazione”.
Le misure proposte da Associazione “Dossetti” e Fondazione UniVerde e unitamente alle già note misure di prevenzione (lavaggio delle mani; sanificazione biologica nei luoghi pubblici, nelle strutture sanitarie frequentate da persone vulnerabili e negli allevamenti intensivi; contrasto al “fai da te”, e campagne informative e di sensibilizzazione della popolazione, delle Istituzioni e delle professioni nonché un aumento dei controlli), potranno certamente permettere di arginare il rischio epidemiologico.

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