123milatonnellate di rifiuti pericolosi stoccate in Trentino. Interviene la Forestale.

La Procura di Trento ha avviato un’inchiesta, che ha portato al sequestro di 123mila tonnellate di rifiuti anche pericolosi stoccati illegalmente in zone poco lontane dal Borgo Valsugana.
Otto persone sono finite agli arresti poichè le Forze dell’Ordine hanno rinvenuto tra i rifiuti residui di lavorazione di acciaierie, di cartiere e limi di lavorazione del marmo, questi ultimi contenenti lo stirene, sostanza ritenuta cancerogena.
Le indagini comprendono un area assai estesa: Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia Giulia, Lombardia e Veneto.
Negli illeciti sono coinvolti intermediari e tecnici di laboratorio, che certificavano falsamente come idonei rifiuti in realtà non conformi e spesso pericolosi. In questo modo i rifiuti da speciali diventavano semplici inerti e il risparmio sullo smaltimento era garantito.
Analogamente avveniva a Rivazzano (Pavia).
In un anno sono stati trasportati illegalmente 13 milioni di chili di rottami ferrosi, miscelati con rifiuti pericolosi. I trafficanti facevano base a Rivazzano (Pavia), ma operavano in Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Toscana. Sono tre gli ordini di custodia cautelare in carcere eseguiti, 15 gli indagati e 25 le perquisizioni svolte in giugno nelle regioni interessate.
Il materiale ferroso pesantemente inquinato, ma con documenti attestanti la regolarità, veniva consegnato nelle acciaierie evitando così i costi di selezione e di smaltimento dei rifiuti pericolosi derivati dal recupero. L’impiego in buona fede in fonderia di materiale inquinato  E’ causa di ulteriori dannose emissioni inquinanti in atmosfera.
In altri casi i rifiuti, tramite altre società compiacenti, venivano inviati in paesi extraeuropei, come la Cina. Anche in Lombardia si processa la gestione dei rifiuti.
Sei imprenditori sono accusati dalla Procura di Milano di aver trattato rifiuti pericolosi come se non lo fossero, incassando il risparmio che derivava dal mancato trattamento nei loro impianti; li avrebbero in seguito conferiti in diverse discariche in Italia e all’Estero, classificandoli come rifiuti speciali non pericolosi. La vicenda riguarda due aziende lombarde, la Acr e la Officine ambientali. La prima gestiva l’impianto di smaltimento di Robecchetto con Induno, nel Milanese. I loro responsabili sono accusati di aver ritirato dal Comune di Milano e da altri in Lombardia, fino al settembre del 2007, oltre 48 tonnellate di cosiddette “terre di spazzamento strade”, con una “alta concentrazione di idorcarburi totali”, “senza particolari trattamenti idonei a modificarne la pericolosita”. A questo si aggiunge l’accusa di aver “depositato Eternit contenente amianto, in un area non autorizzata”.
E dall’Abruzzo circa 150.000 tonnellate di rifiuti pericolosi, non segnalati come tali, sono finiti in diverse discariche italiane: un guadagno non inferiore a 3 milioni di euro derivante dal mancato trattamento e quindi dal minor costo per smaltirli.
Con l’operazione “Quattro mani” la procura di Chieti e Noe di Pescara hanno disarticolato un’organizzazione dedita al traffico illecito di rifiuti con base in Abruzzo e diramazioni in diverse regioni italiane. 36 le persone deferite all’Autorità Giudiziaria dopo due anni di indagini.
Nel traffico sono coinvolti l’impianto di trattamento rifiuti della Seab di Chieti, tre ditte di trasporto operanti in Campania, Toscana e Abruzzo, tre laboratori di analisi in Abruzzo e Puglia, sei impianti di smaltimento in Puglia, Toscana e Abruzzo, cinque inceneritori fra Italia e Germania.
Ci sono problemi anche in Liguria. Sono state sequestrate, infatti, 100.000 tonnellate di rifiuti costituiti prevalentemente da polverino d’acciaio e circa 5.000 tonnellate di pasta di zolfo. A quattro manager dell’Ilva di Genova si contesta di averli stoccati senza autorizzazioni. Il materiale sequestrato, residui della attività dell’altoforno, chiuso in modo definitivo nel 2005, era stato accumulato tra il 1998 e il 2005. Nonostante fosse stato in parte smaltito, sia attraverso l’eliminazione sia con il recupero del ferro dal polverino, l’accumulo aveva superato in grande misura le quantità indicate dalla legge.

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