ABUSIVISMO EDILIZIO

Nel 2007 sono sorte 732mila nuove costruzioni. Così avanza l’Italia del mattone.
Tra il 1990 e il 2005 in Italia è stato mangiato il 17,06% del territorio. E dal 1982 al 2005, in appena 25 anni, quasi 6 milioni di ettari di suolo agricolo sono stati edificati, mentre la superficie coltivata ha perso 3,1 milioni di ettari. Come se Sicilia e Piemonte da verdi praterie si fossero trasformati negli anni in arido cemento. Ma com’è potuto accadere? Il mattone non è in crisi. Regione che vai speculazione che trovi. Non a caso, rileva l’Agenzia del Territorio, soltanto lo scorso anno in Italia sono spuntate 732.157 nuove costruzioni per un valore di 46 milioni. E nonostante la crisi c’è da aspettarsi, che la speculazione non rallenti la sua corsa.
LAZIO. Basta pensare alle osservazioni dei comuni al Piano territoriale paesistico del Lazio o alla recente approvazione in Sicilia una legge che rende teoricamente possibile la trasformazione di tutte le spiagge in campi da golf.
SICILIA. A ottobre, con voto segreto, l’Assemblea siciliana ha dato il via libera definitivo ai green entro i 150 metri dal mare. A ringraziare è innanzitutto Sir Rocco Forte e il suo Golf resort di Sciacca (Agrigento), bloccato perché i suoi campi avevano sconfinato oltre la fascia di rispetto di 150 metri. Gran parte degli abusi del resort di Sciacca sono già stati sanati dalla Regione a posteriori con una seconda autorizzazione, dopo che la prima è stata totalmente disattesa nella realizzazione delle opere. L’unico abuso che non può proprio essere sanato riguarda le due buche sulla spiaggia.
SARDEGNA. Che gli interessi in gioco sul cemento siano alti lo conferma la scelta del presidente della Regione Sardegna Renato Soru, che ieri ha rimesso il suo mandato su questioni riguardanti l’approvazione della nuova legge Urbanistica. Al Sud come al Nord il mattone continua a essere la sicurezza dei clan, che dalle cave ai subappalti tengono da sempre le mani nella malta.
CALABRIA. Gli arresti del 25 novembre 2008, infatti, confermano l’idea: politici, imprenditori e funzionari pubblici sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione nell’ambito dell’inchiesta che ha portato al fermo di 24 affiliati alla ndrangheta, le cosche di Crotone. Per l’accusa c’è stato un tentativo di infiltrazione nel megaprogetto turistico Europaradiso. Dalle indagini sono emerse pesanti interferenze delle cosche nella vita politica e amministrativa di Crotone. Le cosche sostenevano gli amministratori locali al momento del voto ricavandone vantaggi per i loro affari.
L’IPOTESI DI CORRUZIONE. Nei confronti dei politici, imprenditori e funzionari pubblici indagati, che sarebbero intervenuti per influenzare l’iter burocratico di approvazione del progetto Europaradiso, vengono ipotizzati vari reati, tra cui la corruzione, per avere promesso, elargito e ricevuto somme di danaro per condizionare, ai vari livelli amministrativi, la realizzazione della struttura turistica. Oltre ai fermi gli agenti della Polizia di Stato hanno perquisito le abitazioni dell’ex direttore generale del Comune di Crotone, Francesco Antonio Sulla; del capogruppo del Pd in consiglio comunale Giuseppe Mercurio; dell’architetto del comune Gaetano Stabile; dell’agente immobiliare, Romano Rocco Enrizo; dell’ex vice sindaco, Armando Riganello (An); del presidente della Camera di commercio, Fortunato Roberto Salerno; del capo di gabinetto del Ministero dell’Ambiente, Emilio Brogi; del direttore generale del Ministero dell’Ambiente, Aldo Cosentino; e di un funzionario dell’Unione Europea, Riccardo Menghi. Le ipotesi di accusa sono a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa e corruzione aggravata dalla modalità mafiosa. Nel maggio scorso a Francesco Sulla era stata già notificata una informazione di garanzia e successivamente l’ex direttore generale del Comune era stato sentito dal sostituto procuratore Pierpaolo Bruni.
IL COLLABORATORE DI MATTEOLI. Uno degli indagati Emilio Brogi, è attualmente capo della segreteria del Ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli. Il presunto coinvolgimento di Brogi nell’inchiesta è riferito a quando nel 2005 era nella segreteria tecnica sempre di Matteoli, allora ministro dell’Ambiente. A Brogi è stata perquisita l’abitazione in provincia di Livorno ed altre strutture di sua pertinenza. L’accusa sostiene che Brogi ed il direttore generale dello stesso Ministero, Aldo Cosentino, avrebbero trasmesso volutamente all’Unione Europea una documentazione parziale circa i vincoli a cui era sottoposta l’area sulla quale doveva sorgere la mega struttura turistica Europaradiso.
PRESSIONI SUI VINCOLI. Indagini e perquisizioni anche nei confronti di Salvatore Aracri e Antonio Francesco Russelli. Secondo gli investigatori le cosche di Crotone si sarebbero interessate a fare in modo che l’area dove doveva sorgere la struttura di Europaradiso non fosse sottoposta ai vincoli previsti dalle zone a protezione speciale (Zps). Gli inquirenti ritengono inoltre che, attraverso i funzionari del ministero dell’Ambiente, sarebbe stata inviata all’Unione Europea una documentazione parziale per quanto riguarda i vincoli a cui era sottoposta l’area dove si intendeva realizzare la mega struttura turistica. Dalle indagini emergerebbe che tutte le cosche del crotonese, anche quelle storicamente in contrasto tra loro, erano fortemente interessate all’opera.
IL PASSAGGIO DEI SOLDI. Su Europaradiso secondo la DNA (Direzione Nazionale Antimafia) ci sarebbe la prova del passaggio dei soldi e della corruzione di servitori dello Stato infedeli.
LIGURIA. Da Ponente al Levante, in Liguria grattacieli, seconde case e nuovi porti si sostituiscono a coste, colline e vecchie costruzioni. Un libro-inchiesta scopre che, nel paese spaccato in due, quando si tratta di edificare non ci sono più divisioni tra destra e sinistra. Una lobby trasversale getta tre milioni di metri cubi di cemento sulla regione edificando nella metà delle aree libere. Dal Ponente al Levante, grattacieli, seconde case e nuovi porti si sostituiscono a coste, colline e vecchie costruzioni. Tutto all’insegna della parola magica riqualificazione. Un libro-inchiesta scritto dai giornalisti liguri Ferruccio Sansa e Marco Preve, già nel titolo punta il dito contro i responsabili. Il partito del cemento (edito da Chiarelettere, 320 pagine, 14,60 euro) fotografa la situazione e scopre che, nel paese spaccato in due, quando si tratta di edificare non ci sono più divisioni tra destra e sinistra. Come è sbarcato il partito del cemento in Liguria secondo gli autori? C’è un concorso di fattori. Per la sua posizione geografica la Liguria è la regione che più si presta alle seconde case. È vicina ai grandi bacini del Nord: da Milano, Mantova o Torino in un’ora, un’ora e mezza sei in Riviera. E questa posizione strategica fa aumentare la domanda di case per le vacanze e quindi i prezzi. Alle seconde case si aggiungono i porticcioli. La Liguria è in assoluto la regione con il maggior numero di posti barca, proprio per la vicinanza alle aree ricche del Nord. Poi nel Ponente si lavora per rubare posti barca per la nautica superlusso a Montecarlo. Ci sono progetti in questo senso a Ventimiglia, a Imperia stanno per concludere i lavori del nuovo porto turistico. Il paradosso è che la Liguria negli anni Settanta è stata tra le prime ad adottare un piano paesistico regionale ritenuto tra i più avanzati. Oggi invece si costruisce a colpi di varianti e deroghe. Un caso eclatante è quello del presidio ambientale. In pratica un’area agricola abbandonata può diventare un’abitazione per il contadino che, vivendoci, disbosca e si prende cura del territorio. Con quella scusa sono diventate aree edificabili numerose zone di pregio e di certo non sono abitate da contadini. Chi conduce queste operazioni è in grado di blindare l’iter urbanistico, rendendolo formalmente ineccepibile fin dalla fase preparatoria Opporsi diventa difficile, ma alcuni ricorsi al Tar sono stati vinti. Solo che i ricorsi al Tar sono molto costosi per le associazioni, che li promuovono. Un’altra inchiesta interessa la PUGLIA. Un provvedimento di sequestro, a Lecce, per ‘Parco Corvaglia’, area urbana di circa 4.500 metri quadrati al centro di un’indagine della magistratura. Le irregolarità edilizie sarebbero frutto di intrecci tra Comune e Università del Salento.
 Nell’ambito della stessa inchiesta i Carabinieri hanno notificato 25 avvisi di conclusione delle indagini nei confronti di altrettante persone coinvolte nell’inchiesta e indagate, tra l’altro, per peculato, abuso d’ufficio e voto di scambio. Secondo l’accusa, per favorire interventi di speculazione edilizia, alcuni indagati hanno falsamente rappresentato lo stato dei luoghi in modo da far risultare il sovradimensionamento delle aree destinate a verde pubblico che, nella realtà, si sono rivelate insufficienti rispetto alla quota prevista per il numero dei residenti. Il Consiglio comunale di Lecce, indotto così in errore, nell’ambito del programma di recupero urbano, aveva deliberato l’inizio e l’esecuzione dei lavori con l’abbattimento di alberi e la distruzione del parco giochi dell’area, dando inizio anche alla distruzione di un’ottantina di alloggi, per far posto al mercato rionale con parcheggio sotterraneo. La protesta dei residenti che si erano opposti alla realizzazione delle opere, aveva indotto la ditta aggiudicataria ad avviare la cantierizzazione la notte tra l’11 ed il 12 aprile 2006. Il 26 aprile 2006 Parco Corvaglia fu sottoposto a sequestro probatorio, sostituito oggi dal sequestro preventivo. Il sostituto procuratore presso il tribunale di Lecce Marco D’Agostino il 5 novembre 2008 ha fatto notificare l’avviso di conclusione delle indagini preliminari ai 25 indagati, accusati a vario titolo di corruzione, peculato, abuso d’ufficio, truffa e voto di scambio. Tra gli indagati assieme all’ex rettore dell’Università del Salento Oronzo Limone, il figlio Pierpaolo, l’allora capo di gabinetto del Rettorato Gianfranco Madonna, l’ex dirigente comunale Raffaele Attisani e l’ex assessore comunale all’Urbanistica Angelo Tondo. L’indagine comprende due filoni, uno riguardante il piano di riqualificazione del rione San Pio e l’altro la realizzazione del Polo umanistico nell’area della ex Manifattura tabacchi. Diversa la storia di ciò che è avvenuto in SICILIA. Prescrizione del reato per il senatore Domenico Nania (Pdl) e la moglie indagati per la ristrutturazione di una villa di famiglia a Barcellona. Le accuse riguardano la violazione delle norme antisismiche e per la costruzione abusiva di una gazebo e di un capanno per gli attrezzi. La Corte d’appello ha ritenuto di applicare la prescrizione non accogliendo la richiesta della difesa che chiedeva l’assoluzione degli imputanti “trattandosi di fatti penalmente irrilevanti”. In primo grado i coniugi Nania erano stati condannati a 15 mila euro di ammenda. In particolare l’uomo politico è stato assolto con la formula: “perché il fatto non è più previsto dalla legge” come reato per due episodi. Per una terza imputazione “perché applicata la sanatoria”.

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