Urge una pianificazione del territorio

L’Italia è, a livello europeo, un Paese fortemente soggetto a frane ed alluvioni. Ad una elevata pericolosità naturale, dovuta alle particolari condizioni geologiche e morfologiche, che tendono a favorire lo sviluppo di tali fenomeni, si somma la presenza di un tessuto infrastrutturale, sociale ed economico che si è sviluppato in maniera diffusa e disordinata, spesso abusiva. Questo, in assenza di adeguati strumenti di pianificazione, ha comportato l’inarrestabile aumento di danni e vittime. Dal 1918 ad oggi si sono verificate oltre 5.000 grandi alluvioni e 12.000 frane, con una media di oltre 220 fenomeni all’anno, uno ogni 36 ore. Solo negli ultimi 50 anni, 3500 persone hanno perso la vita (2500 per frane e oltre 1000 per alluvioni). Ciò significa quasi 7 vittime al mese. Attualmente,il 9.8% del territorio nazionale è classificato ad elevato rischio per alluvioni, frane e valanghe (29.517 Kmq), coinvolgendo 6.633 comuni italiani (81.9%), con centri urbani ed importanti infrastrutture e aree produttive, strettamente connessi con lo sviluppo sociale ed economico del Paese. Solo negli ultimi 30 anni sono stati spesi oltre 100 miliardi di Euro per fronteggiare queste calamità. I costi per la messa in sicurezza dell’intero territorio italiano, stimati dai Piani per l’Assetto Idrogeologico redatti dalle Autorità di Bacino, sono stimati in circa 42 miliardi di Euro. Solo una minima parte di tali risorse, necessarie alla messa in sicurezza del Paese, sono state a tutt’oggi reperite.
Tali cifre corrono il rischio di risultare inadeguate e non descrivere esaustivamente la vera “dimensione” del futuro dissesto idrogeologico in Italia. In questo contesto, tutte le analisi scientifiche sui cambiamenti climatici in atto ed attesi per il futuro, sembrerebbero comportare un peggioramento delle condizioni di pericolosità geologica ed idraulica del territorio. In particolare, si prevede, nel quadro di una diminuzione generalizzata delle precipitazioni, l’incremento di piogge intense e di breve durata. Questo favorirà l’innesco di fenomeni franosi ed alluvionali a rapida evoluzione (cfr. Sarno), difficili da localizzare nella loro ubicazione e capaci di generare gravissimi danni e vittime.
Inoltre, le trasformazioni antropiche del territorio sembrerebbero risultare, insieme agli eventi meteorici ed alle sollecitazioni sismiche, una importante causa scatenante dei fenomeni franosi ed idraulici estremi, risultando però, al contempo anche le vittime predestinate di tale sviluppo urbanistico disordinato. Particolarmente preoccupante in molte regioni del mezzogiorno, il fenomeno dell’abusivismo edilizio che, favorito dai periodici condoni, ha portato ad edificare abitazioni private in aree potenzialmente suscettibili di colate di frango e frane rapide a veloce innesco.
A valle di tali considerazioni dovranno essere sviluppate tutte quelle azioni capaci di limitare i danni futuri alla popolazione, sviluppando oggi politiche di adattamento ai cambiamenti climatici basate su strumenti efficaci di pianificazione e gestione in sicurezza del territorio. L’obiettivo è quello di ridurre i costi attesi degli interventi post-emergenziali, trasformandoli preventivamente in interventi di manutenzione ordinaria del territorio, attraverso un restauro degli ambienti fluviali, e dei versanti, che recuperi ad essi, ovunque possibile, le proprie caratteristiche di naturalità. Questo presuppone importanti interventi e cambiamenti d’uso del suolo a livello di bacino, il riordino naturale degli afflussi e, dove necessario, l’impiego di opere di ingegneria a limitato impatto ambientale. In questo approccio si vuole quindi prefigurare sia un nuovo modo di gestire le risorse disponibili, come pure l’identificazione ed il recupero di risorse finanziarie aggiuntive, necessarie ad una efficace politica di adattamento ai cambiamenti climatici e di riduzione dei danni attesi.
In conclusione, i cambiamenti climatici in atto impongono scelte radicali che spostino gli strumenti di protezione delle popolazioni dal dissesto idrogeologico dalla gestione dell’emergenza alla pianificazione e gestione del territorio.

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