Clima, verso una leadership duale

L’elezione di Barak Obama a Presidente degli Stati Uniti, a detta di tutti gli osservatori, è un fatto che influenzerà profondamente la storia del nostro pianeta, non solo per le implicazioni economiche e geopolitiche, ma anche per le questioni relative al clima e ad un uso più sostenibile delle risorse naturali.
Dopo 8 anni di attesa, finalmente stiamo per assistere ad una concorrenza virtuosa per contrastare il cambiamento climatico. USA e UE concorreranno per aggiudicarsi e mettere sul mercato le tecnologie più efficienti, più pulite e meno energivore. Si contenderanno il merito di indicare la strada, diventare leader mondiali nella lotta contro il cambiamento climatico.
Fino ad oggi la UE pareva essere l’unica ad assumersi la responsabilità di convincere la comunità internazionale ad impegnarsi per il raggiungimento di obiettivi di medio e lungo periodo per contrastare il cambiamento climatico. La spinta propulsiva impressa dalla UE, sebbene importante ed in alcuni casi efficace, non ha per ora prodotto risultati significativi, proprio perché costretta a muoversi in solitudine tra opposte resistenze.
Nessun Paese è stato fino a ieri più rigido degli Stati Uniti d’America. La resistenza degli USA ha frenato ogni ipotesi di accordo internazionale significativo, prima negando l’evidenza del fatto che il cambiamento climatico fosse un problema e, in seguito, con la chiara intenzione di provocare lo stallo dei negoziati, provando ad imporre a tutti gli altri Paesi di pagare gli stessi prezzi, a prescindere dal proprio contributo all’inquinamento.
Una felice coincidenza ha prodotto in questi giorni una convergenza notevole tra le due sponde dell’Atlantico.
Il 26 gennaio Obama ha firmato un ordine esecutivo con la richiesta all’Environmental Protection Agency (EPA) di autorizzare 14 Stati a fissare standard più severi sui gas di scarico delle automobili e sull’efficienza energetica. Il provvedimento del Presidente degli Stati Uniti ha così dato il via al raggiungimento del target fissato dal Congresso in termini di consumo di carburante: 14 Km con un litro di benzina. Ma ancora più significative sono state le parole di Obama per motivare il provvedimento: “Voglio essere assolutamente chiaro: il nostro obiettivo non è di porre nuovi ostacoli ad una industria già in pesanti difficoltà; è di aiutare i costruttori americani a prepararsi per il futuro….Infine, vogliamo chiarire al mondo che l’America è pronta a dirigere. Per proteggere il nostro clima e la nostra sicurezza collettiva, dobbiamo organizzare una vera coalizione globale…., in modo da garantire che paesi come la Cina e l’India facciano la loro parte, come noi vogliamo fare la nostra”. Queste parole rivelano due verità: che le imprese in crisi vanno aiutate a cambiare per adattarsi ai tempi, e che gli USA finalmente si impegneranno per un vero accordo globale sul clima.
Il 28 gennaio la Commissione Europea ha approvato un documento (al vaglio ora dei governi UE) che indica la strategia comunitaria per limitare l’innalzamento della temperatura globale ai 2°C rispetto all’era preindustriale, nel 2050. Il piano della UE, oltre a confermare tutti gli obiettivi contenuti nel cosiddetto “pacchetto clima – energia” (il famoso 20 – 20 – 20 al 2020), ha ribadito la volontà di procedere verso il contestato dall’Italia taglio del 30% dell’anidride carbonica entro il 2020 in caso di accordo internazionale. Ma la parte più significativa del documento della Commissione riguarda i meccanismi di finanziamento della terza rivoluzione industriale che dovrà portare ad un’economia a basse emissioni di anidride carbonica. Tra le fonti di finanziamento, viene proposta una tassa per ogni tonnellata di CO2 emessa nell’atmosfera dai paesi sviluppati, che nel tempo aumenterebbe passando da 1 Euro nel 2013 a 3 Euro entro il 2020. Grazie a questa tassa, si arriverebbe a una cifra vicina a 175 miliardi di Euro nel periodo di riferimento (2013 – 2020), di cui 30 miliardi andrebbero ai paesi più poveri per investimenti in energia pulita e per bloccare la deforestazione entro 20 anni.
Appare evidente il fatto che la strada verso Copenaghen (dicembre 2009) e l’accordo globale per il post – Kyoto diventa oggi meno impervia, a patto che la leadership duale USA – UE si muova in sinergia proponendo percorsi di soluzione condivisi sulle problematiche relative ai cambiamenti climatici.

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