Quando non piove sulle foreste pluviali

Secondo una ricerca condotta recentemente in Amazzonia, la più grande foresta tropicale del mondo è sorprendentemente sensibile alla siccità.

Lo studio, pubblicato recentemente sulla rivista Science, fornisce la prima vera prova che la mancanza di precipitazioni è causa di un rilascio massiccio di anidride carbonica nell’atmosfera. Il motivo principale è la morte degli alberi per mancanza d’acqua.

Secondo l’autore della ricerca, il professore Olivier Phillips dell’università di Leeds, “la foresta Amazzonica ha rallentato per anni il cambiamento climatico. Ma dipendere da questo aiuto da parte della natura è estremamente pericoloso. Se l’assorbimento di anidride carbonica da parte della terra rallenta o si inverte, e la nostra ricerca dimostra che è possibile, i livelli di biossido di carbonio aumenteranno ancora più velocemente. Le nostre emissioni dovranno essere ridotte ulteriormente per stabilizzare il clima”.

68 scienziati provenienti da 13 differenti Paesi lavorano da anni al progetto Rainfor, un network dedicato al monitoraggio della foresta Amazzonica. Nel 2005 una siccità inusuale per l’Amazzonia ha richiamato l’attenzione degli studiosi che, attraverso la collaborazione di 40 istituzioni internazionali, hanno condotto la ricerca. L’aridità di quell’anno è stata per gli scienziati un’anticipazione del futuro climatico dell’area, un futuro nel quale il riscaldamento della fascia tropicale dell’oceano Atlantico potrebbe causare stagioni secche più calde e più intense.

Dal 2005 la ricerca si è quindi concentrata sulle conseguenze della siccità, scoprendo che la mortalità degli alberi aumentava dove le precipitazioni erano più scarse: grazie alla ricerca condotta in questi anni sappiamo oggi il grado, alto, di sensibilità della foresta pluviale amazzonica alla siccità. In futuro, altri periodi di aridità o stagioni secche prolungate avranno effetti anche peggiori proprio per questa sensibilità.

Durante la siccità del 2005 sono stati bruscamente invertiti decenni di assorbimento dell’anidride carbonica grazie ai quali l’Amazzonia aveva aiutato il pianeta a rallentare il cambio climatico.

Normalmente, la foresta assorbe circa 2 miliardi di tonnellate di biossido di carbonio all’anno, agendo da catino naturale per il biossido di carbonio. Lo stesso succede in Africa, tanto che le sole foreste pluviali negli ultimi 25 anni sono state capaci di assorbire il 20% delle emissioni globali di combustibili fossili. La mancanza di precipitazioni di 4 anni fa, però, ha causato il rilascio, in Amazzonia, di più di 3 miliardi di tonnellate di Co2. L’impatto totale, 5 miliardi di tonnellate in più nell’atmosfera (calcolando anche il mancato assorbimento), supera il totale delle emissioni annuali di Europa e Giappone

Secondo il professot Phillips, “visivamente, la maggior parte della foresta sembrava non aver risentito della siccità: ma i dati raccolti hanno provato che il tasso di mortalità degli alberi è aumentato. Essendo la regione così vasta, anche piccoli cambiamenti ecologici possono moltiplicarsi ed influire in maniera massiccia sul ciclo dell’anidride carbonica del pianeta.”

Abel Monteagudo, co-autore del progetto e botanico peruviano, ha sottolineato come “alcune specie sono più vulnerabili di altre, come ad esempio molte palme: questo ha dimostrato che la siccità è pericolosa anche per la biodiversità”.

L’Amazzonia rappresenta più della metà delle foreste pluviali del pianeta, una superficie pari a 17 volte il territorio italiano. La ricchezza in biodiversità di questo ecosistema non ha eguali sulla Terra, né altri ambienti hanno una tale importanza per il ciclo dell’anidride carbonica.

La ricerca è stata finanziata dal Consiglio di Ricerca sull’Ambiente Naturale (NERC) e dalla Fondazione Gordon e Betty Moore.

(fonte: leeds.ac.uk)

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