Tutti uniti per il clima

L’allarme clima è stato lanciato nel nostro Paese con la prima Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici, organizzata presso la FAO nel settembre 2007 dal Ministro dell’Ambiente, alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Agire per ridurre le emissioni di gas serra, incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili ed aumentare il risparmio e l’efficienza energetica è urgente e improrogabile e l’impegno a raggiungere gli obbiettivi stabiliti dallo Spring European Council del 2007 (20-20-20 entro il 2020) deve essere forte a tutti i livelli, dal singolo cittadino al governo nazionale, pena l’insuccesso.
Questi obbiettivi sono infatti quelli minimi, non tanto per arrestare i cambiamenti climatici, quanto per consentire al nostro Pianeta di adattarvisi senza conseguenze catastrofiche per gli ecosistemi naturali e per la nostra salute.
E’ ormai provato inoltre che, anche dal punto di vista economico, è conveniente agire subito nella direzione stabilita dagli accordi internazionali in materia di clima: la differenza tra quello che ci costa non agire e quello che ci costa agire è tra dieci e 40 volte maggiore a favore dell’azione: l’azione costa da 5 a 7 miliardi di euro contro un costo minimo dell’inazione di 50 miliardi di euro, senza contare che la salute dei cittadini è un valore senza prezzo.
Unanimi sono in questo senso tutti i rapporti sull’argomento: dal Rapporto Stern sull’inazione a quello dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sulle emissioni dei grandi impianti a quello dell’European Environmental Bureau sui costi-benefici per la salute della riduzione delle emissioni.
In effetti i segnali che anche il sistema economico-produttivo si sta spostando verso l’efficienza energetica e le energie rinnovabili sono numerosi: in Danimarca nel 2008 si è misurato un incremento del business legato a questo settore del 17 %; gli economisti dell’UNEP (United Nations Environment Programme) stanno lavorando a un vero e proprio Green New Deal in grado di creare milioni di posti di lavoro e dare un nuovo impulso all’economia globale; alla fiera Ecomondo 2008 a Rimini gli imprenditori-espositori che operano nel campo dell’efficienza, del risparmio energetico e delle energie rinnovabili sono ormai centinaia.
A Dicembre l’Europa ha finalmente ribadito gli impegni del 20-20-20 entro il 2020 che sono stati considerati “non negoziabili” dal Presidente della Commissione Europea Barroso, nonostante le forti pressioni dell’Italia (che si è fatta anche portatrice delle istanze dei paesi più inquinanti dell’Est europeo) a rivedere il tutto.
Durante la discussione del pacchetto clima si sono registrate numerosissime iniziative a sostegno delle politiche contro i cambiamenti climatici: dalle iniziative delle Associazioni Ambientaliste e del Movimento Federalista Europeo – citiamo ad esempio un interessante Convegno promosso dai Verdi Ambiente e Società a Milano il 16 Dicembre 2008 Immissioni ed emissioni: azioni e tecnologie per ridurre le emissioni – ai numerosi documenti approvati nei Consigli Comunali, Provinciali e Regionali di tutta Italia, quasi sempre su proposta dei Verdi, di sostegno alle politiche europee.
Non sono mancate poi le autorevoli prese di posizione di personaggi pubblici: ricordiamo il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha dichiarato che i valori ambientali vanno tutelati anche durante un periodo di crisi economica, il Premio Nobel Al Gore che ha esortato gli italiani a convincere il Governo a cambiare idea sulle politiche per il clima, Jeremy Rifkin dell’Università dell’Idrogeno che ha promosso un appello alle istituzioni nazionali ed internazionali ricco di dati inconfutabili sui cambiamenti climatici, infine un gruppo di industriali del calibro di Shell, Fortis, Vodafone, Enel che si sono uniti sotto il nome di EU Corporate Leaders Group on climate Change (EU CLG) a sostegno delle politiche europee sul clima.
Fondamentale in questo duro cammino verso gli obbiettivi del 20-20-20 è il ruolo delle comunità locali: un recente studio promosso dal Coordinamento Nazionale Agende 21 locali italiane dimostra infatti come gli Enti Locali, con politiche autonome, possano incidere almeno per il 20% sul raggiungimento degli obbiettivi stabiliti dal protocollo di Kyoto.
In questo ambito registriamo un’interessante iniziativa promossa dal Coordinamento Nazionale Agende 21 svoltasi a Bologna il 5 Dicembre scorso dal titolo Il clima delle città, le città per il clima, dove, tra l’altro, è stato presentato il prezioso manuale di efficienza e risparmio energetico per gli enti locali Energia e clima, beni comuni promosso dal FORMEZ.
La Commissione Europea, infatti, attraverso la DGTREN (Energia e Trasporti) ha promosso il Covenant of Mayors, ovvero il Patto dei Sindaci, proposto alle città europee per assumere concretamente gli impegni di Kyoto sul proprio territorio: il Patto dei Sindaci in Italia è seguito in particolare dalla Fondazione ANCI Ideali e dal Coordinamento Nazionale Agende 21 locali italiane.
Il Comune di Reggio Emilia, ad esempio, dopo aver ottenuto dal Sole 24 ore il primato italiano per le politiche energetiche, si appresta a diventare una Kyoto town, grazie ad una serie di iniziative virtuose in campo energetico ed in particolare al Piano Energetico Comunale per Kyoto, che stabilisce concretamente e con rigore scientifico le azioni da fare da qui al 2020 per raggiungere gli obbiettivi di Kyoto sul territorio comunale.
Infine, proprio dai signori del petrolio ci arriva una lezione per il clima: Masdar, centro modello negli Emirati Arabi, produrra zero rifiuti e zero emissioni di CO2; i suoi primi quartieri saranno inaugurati nel 2009 ed entro il 2013 accoglierà 55.000 abitanti; non ci sarà posto, invece, per le auto a benzina.

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