Caro Berlusconi, prima la lotta all’abusivismo edilizio

Caro Presidente Cav. Silvio Berlusconi,

seguiamo con apprensione, un po’ per l’attività istituzionale che svolgiamo, un po’ come cittadini di questo Stato, il susseguirsi di annunci e di smentite in merito a quello che viene chiamato il “Piano casa” nazionale.

La nostra apprensione si fonda sulla considerazione che lo Stato voglia entrare (nel calcio di direbbe a “gamba tesa”) nel governo dei territori regionali. Territori che, nel caso della Campania (regione che Lei professa di amare e di voler proteggere) faticosamente stiamo cercando di condurre sulla via della normalizzazione: attraverso il suo aiuto all’avvio della raccolta dei rifiuti, attraverso l’approvazione del Piano Territoriale Regionale (PTR) e dei Piani dei Parchi, attraverso l’avvio delle procedure per la realizzazione di nuova edilizia finalizzata a soddisfare il fabbisogno abitativo dei ceti meno abbienti e dei ceti medi, attraverso la lotta all’abusivismo edilizio, tutte azioni portate avanti dal mio Assessorato.

Sì, Presidente, la lotta all’abusivismo edilizio! Indispensabile soprattutto per combattere la speculazione edilizia, spesso associata a fenomeni camorristici.
Forse dal Suo osservatorio privilegiato e con la bontà che spesso viene associata, in una visione “fantozziana”, ai ruoli più alti della piramide del comando, Ella potrebbe credere che tutto l’abusivismo sia, come usa in gergo, “di necessità”. Purtroppo non è così! Troppo spesso è solo un fenomeno illegale (alimentato dalla possibilità di elevati introiti a fronte di una presunta impunibilità) che stiamo cercando, con gli abbattimenti di questi ultimi anni, di scalfire. L’abusivismo, Signor Presidente, è alimentato dalla mancata sorveglianza del territorio, dai condoni e anche, ci consenta, da annunci un po’ temerari.

In Campania siamo alle battute finali per concretizzare un procedimento urbanistico e territoriale che porterà alla realizzazione di circa 40.000 nuovi alloggi, rispettosi delle regole che sovrintendono al governo del territorio e realizzati con tecnologie edilizie che tengono in conto il risparmio energetico ed il minor impatto sull’ambiente. Secondo il nostro procedimento i vantaggi volumetrici (che Lei concede all’imprenditoria edilizia tout court), si trasformano in alloggi destinati all’housing sociale e il nostro impegno come assessorato è quello di evitare pastoie burocratiche e di consentire, ove necessario, il cambio di destinazione d’uso delle aree dismesse. Inutile forse, ma doveroso, aggiungerLe che la possibilità di costruire è legata a precisi calcoli dei carichi insediativi, all’esistenza di vuoti urbani e alle prescrizioni del Piano Territoriale Regionale, che rendono impossibile l’utilizzo di ulteriori suoli agricoli e si rifanno prioritariamente alla Convenzione Europea del Paesaggio.

Presidente, soprattutto con gli annunci, non alimenti speranze che si riveleranno vane e certamente inefficaci, sia per combattere il disagio abitativo che per far fronte alle questioni economiche.

Sulla temerarietà delle affermazioni vorrei farLe un esempio. Il provvedimento pare contenga delle norme che consentiranno ai liberi professionisti di poter asseverare il rispetto delle prescrizioni urbanistiche e quindi consentire la realizzazione delle opere. Sono in perfetto accordo! Però tutto ciò deve avvenire a seguito dell’approvazione di uno strumento urbanistico locale redatto con tale finalità e che per tale ragione deve contenere norme ben scritte e inequivocabilmente intepretabili. Altrimenti gli “azzegarbugli” dell’urbanistica si sbizzarriranno oltre ogni umana immaginazione.

Presidente, mi scusi se ho disturbato il manovratore e chiudo rapidamente non prima però di averLe ricordato che il Suo Governo con le Regioni ha concordato solo una piccola parte di ciò che, a sentire le “grida”, il Suo piano casa dovrebbe contenere.  

Questo il testo di una lettera inviata al quotidiano La Repubblica e pubblicata sulle pagine di Napoli il 21 marzo u.s., quando il decreto legge e il disegno di legge proposti dal Consiglio dei Ministri e definiti impropriamente “Piano Casa” sono stati resi pubblici ancor prima che ne circolasse ufficialmente il testo, su cui gravano pesanti sospetti di incostituzionalità. E’ un Piano Casa? Assolutamente no, anzi potrebbe diventare l’ennesimo condono. E’ un’iniziativa a favore delle classi  in difficoltà? No, è solo un piano per la ripresa dell’edilizia, assolutamente slegato da qualsiasi ricaduta economica al di fuori del comparto. Tra l’altro non si parla di sicurezza sul lavoro, di tracciabilità degli incarichi, di procedure anticamorra e così via.

Diversa è l’azione già da tempo intrapresa nel campo dell’edilizia dalla Regione Campania attraverso l’Assessorato al Governo del Territorio:
1.    ripresa dell’edilizia pubblica;
2.    azioni di housing sociale.

Infatti la crisi in atto non fa altro che rafforzare il ruolo di regia nell’ambito di politiche innovative per la casa, in quanto nei prossimi bandi (il primo ad aprile) sarà aggiunta come categoria destinataria quella dei cassaintegrati di ultima generazione.

Nell’immediato, secondo quanto già deciso dai bandi espletati, si stanno per realizzare in tre anni 40.000 alloggi (di cui 15.000 di edilizia privata) finanziata con risorse private. Si apriranno così 400 cantieri con un indotto produttivo aggiuntivo ricadente non solo sul comparto tradizionale dell’edilizia, ma anche su quello delle tecnologie avanzate (l’edilizia avrà standard di qualità elevati). I bandi espletati prevedono premialità pari ad una quota volumetrica aggiuntiva fino a 25% del totale da destinare all’housing sociale. Su questo argomento la Regione ha già approvato nel 2007 la delibera sulla qualità dell’edilizia in materia energetico-ambientale. Per venire incontro alle esigenze delle famiglie maggiormente esposte alle difficoltà della crisi economica, la Regione Campania interviene con un bando per la concessione di contributi in conto interessi che riduce sensibilmente la rata mensile del mutuo ed ha rafforzato la linea dei contributi fitti, integrando con altri 2 milioni di euro gli appostamenti regionali che vanno ad aggiungersi a quelli previsti per la Campania dal fondo nazionale.

A differenza degli interventi del Governo nazionale, che ha scelto mutui a tasso variabile finalizzati all’acquisto della prima casa e un tetto massimo del 4% (con accollo da parte dello Stato dell’ eccedente) – interventi che hanno riscontrato una scarsa efficacia – l’intervento regionale sarà realizzato non solo attraverso la rinegoziazione dei mutui già contratti per l’acquisto della prima casa ma soprattutto nell’accollo da parte della Regione Campania di tutti gli oneri passivi gravanti sugli stessi, con un risparmio per le famiglie stimato in circa 5.000,00 Euro per ciascun anno residuo di ammortamento.

In particolare saranno oggetto di rinegoziazione esclusivamente i mutui ipotecari per l’acquisto della prima casa contratti fino al 31/12/2007, che hanno un vita residua non superiore a dieci anni ed un capitale originario pari o inferiore a € 100.0000,00.

Nel caso in cui l’intervento regionale interessi circa mille mutui prima casa, avremo una spesa prevista complessiva tra 32 e 40 milioni di Euro distribuiti sull’intero periodo di ammortamento residuo che, sulla base di previsioni prospettiche congiunturali, si prevede mediamente di 8 anni.

 

Vita residua media

8 anni

Capitale mutuato residuo

€ 80.000,00

Tasso di interesse medio

5%

Spesa annuale per mutuo

4.000,00

Spesa annuale complessiva per mille mutui

€ 4.000.000,00

 

All’onere derivante dalla procedura di rinegoziazione e di integrazione contributi fitti, di cui sopra, si potrà provvedere mediante l’utilizzo di fondi FAS per circa  43 milioni di Euro .

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