Erano d’amianto 200 metri di spiaggia del Po . Si apre il processo alle multinazionali.

L’alveo del fiume Po, a Casale Monferrato (Alessandria), fu modificato dalla quantità di amianto lavorata nella sede locale dell’Eternit: sulla sponda destra, tra il 1975 e il 1986, si creò una vera e propria spiaggia, che assunse un colore bianco brillante.

La circostanza, già nota ma per la prima volta al vaglio di un giudice, è contenuta nella richiesta di rinvio a giudizio per lo svizzero Stephan Schmidheiny e il belga Kean Louis De Cartier, chiamati in causa per 2.889 casi di persone (molti sono lavoratori che hanno prestato servizio a partire dal 1952 in quattro filiali italiane dell’Eternit) ammalate o morte per il contatto con le polveri del minerale.

La procura di Torino contesta il disastro doloso e, tra le fonti di prova, intende presentare una consulenza di un geologo del Cnr, sulle “variazioni morfologiche dell’alveo del fiume” intervenute tra il 1975 e il 1986. La spiaggia, di circa 200 metri, si formò – secondo quanto si è appreso – perché le polveri contenute nelle acque di scarico si sedimentarono. Il Comune ha bonificato l’area a proprie spese a partire dal 2000.

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