OGM: conflitti di maniera e accordi di sostanza


di Simone Vieri

Gli elementi che, nel loro insieme, concorrono  a determinare il problema della produzione e dell’impiego di organismi geneticamente modificati (OGM) costituiscono una realtà particolarmente complessa, tanto da rendere molto difficile una qualsivoglia valutazione riguardo all’effettivo significato che l’introduzione degli stessi OGM ha avuto per i sistemi produttivi agricoli a livello mondiale.

In questo quadro, un punto da cui partire per operare alcune riflessioni riguardo a ciò che gli OGM rappresentano può essere quello di considerarli, non un fenomeno a se stante; ma un effetto degli attuali modelli di sviluppo agro-industriali.

Considerare gli OGM come una delle espressioni degli attuali modelli di sviluppo, ci consente di collocarli rispetto alle recenti evoluzioni dei nostri sistemi produttivi e, quindi, anche di poterne meglio valutare l’effettiva portata.

In particolare, non potrà sfuggire che i modelli agroindustriali di cui gli OGM sono espressione, dopo aver guidato lo sviluppo produttivo dal dopoguerra in avanti, negli ultimi tempi, hanno perso molto del loro slancio, manifestando evidenti limiti di tipo: redistributivo; di efficienza dei sistemi produttivi; di sostenibilità ambientale.

Vi è, tuttavia, da chiedersi perché tali modelli, sebbene, da tempo, stiano dimostrando di non funzionare più tanto bene, continuino, non solo ad essere applicati, ma anche ad essere sostenuti e rappresentati come gli unici possibili. La stessa domanda può essere posta anche per gli OGM che, sebbene riflettano i limiti dei modelli di cui sono espressione espressione di detti modelli, sono spesso rappresentati come l’unica opzione tecnica possibile per assicurare competitività e redditività alle attività agricole.

Per entrambe le domande, la risposta è semplice. Perché dietro all’agricoltura ed all’alimentazione ci sono interessi economici, politici e strategici enormi. Attualmente, in agricoltura, vi sono 6 multinazionali che, da sole, gestiscono il 90% delle quote del mercato mondiale dei semi e l’80% di quello degli agro-farmaci. Ciò significa che un ristretto numero di oligopolisti ha il dominio di un segmento strategico delle filiere agroalimentari (quello dei principali fattori produttivi) attraverso il quale possono, di fatto, controllare l’agricoltura e l’alimentazione a livello mondiale. Controllare i principali fattori produttivi significa, infatti, imporre i propri prodotti – e le proprie strategie di profitto – a tutti coloro che vengono dopo: agli agricoltori che coltivano; all’industria che trasforma; alla distribuzione che commercializza; ai consumatori che acquistano.

In basso è possibile scaricare l’articolo completo in PDF:

OGM: CONFLITTI DI MANIERA E ACCORDI DI SOSTANZA Simone Vieri da Convegno 30 giugno.pdf


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