Paesaggio

Cominciamo per ordine, quindi dal significato etimologico del termine e subito scopriamo che esso è definito polisemico, proprio per la miriade di significati ad esso attribuiti e per il ventaglio di percezioni che evoca: paesaggio naturale, umanizzato, culturale, ma anche paesaggio interiore, della nostalgia, del ricordo, e così via per molte altre distinzioni ancora. Chi ritiene il paesaggio un vero e proprio mito culturale, che Demetra ci ha lasciato in eredità, privilegia la componente naturalistica del paesaggio, quella componente che fu la molla prevalente della grande stagione del Grand Tour in auge tra la ricca società dell’Europa del Settecento. Chi ritiene che il paesaggio sia una commistione “unica” di elementi naturali ed antropici privilegia il radicamento di particolari culture in specifici luoghi, che hanno generato forme territoriali originali e irripetibili (non bastano due palme, una spiaggia e un tratto di mare per ottenere i Carabi). Chi parla di paesaggio interiore apre un profondo squarcio in un direzione nuova, quella della percezione, legando a stretto giro l’insieme di elementi visibili con i sentimenti provocati nell’osservatore nel momento in cui li vede. La percezione nasce da sensazioni molto precise (caldo/freddo; piacere/dolore; odori/sapori, ecc.) che si legano strettamente al paesaggio e che, talvolta, persistono indelebilmente anche nel ricordo. Ritengo che ciascuno di questi approcci al grande tema del paesaggio sia di per sé corretto, ma riduttivo, perché oggi si è affermata pienamente l’idea di paesaggio come elemento unificante e caratterizzante di un territorio e della sua identità, nata proprio dalla combinazione dei diversi significati. Senza l’uomo nemmeno i paesaggi esisterebbero. Non si tratta però di considerazioni soltanto estetiche: la potenzialità estetica dei paesaggi può interessare il turismo, cosa non trascurabile, ma il paesaggio ha una funzione assai più complessa, perché rispecchia l’azione umana a 360° e costituisce una sorta di fil rouge che lega tra loro epoche differenti e stratificazioni originali. Da un punto di vista scientifico, infatti, ogni paesaggio costituisce una combinazione tra un territorio e un gruppo umano specifici. Ne consegue che ogni regione ha un suo paesaggio, che non sarà in nessun caso lo stesso se cambiano il territorio o il gruppo umano che lo hanno generato. Altrettanto importante è la considerazione che tra l’evoluzione sociale e l’organizzazione territoriale alla base dei paesaggi c’è una relazione costante, che dà luogo ad impatti ambientali specifici e differenti nel tempo e nello spazio. La relazione può evolversi positivamente, o richiedere interventi risanatori. Un grande geografo francese, Pierre George, ha affermato che quando osserviamo un paesaggio poniamo la nostra attenzione su una porzione piccola di spazio in una breve proiezione di tempo. Il paesaggio, perciò, non può cristallizzarsi, né fermarsi, perché è insita nel suo stesso concetto l’idea di dinamicità e di cambiamento. Di questo occorre siano consapevoli non solo coloro che intervengono sul paesaggio ai diversi livelli, ma anche coloro che ne giudicano le azioni e che spesso aspirano a forme di paesaggio assolutamente prive di significato, perché anacronistiche. Ma, se il paesaggio non deve essere inteso in senso statico e se al tempo stesso va protetto, tutto ciò implica un’azione ancora più attenta, ancora più incisiva e non selettiva, ma diffusa. La Convenzione Europea del Paesaggio, consolidando il legame tra gruppo umano e territorio, grazie anche al nuovo ruolo assunto dalle regioni dopo la modifica del titolo V della Costituzione, contribuisce al coinvolgimento delle comunità e alla loro responsabilizzazione. Le Regioni aderenti alla Convenzione riconoscono il paesaggio quale elemento chiave per raggiungere e garantire il benessere dei cittadini la qualità della vita e la piena coscienza che ciascuno di noi è prima attore e poi fruitore dello spazio in cui vive. Per adempiere alle proprie finalità, è risultato indispensabile che a latere della Convenzione si creasse una Rete Europea dei Paesaggi: infatti, poter contare su una rete (di rapporti, di iniziative, di scambi, di relazioni, di controlli e di tutela) agevola l’attuazione della Convenzione stessa e ne esalta la funzione a livello internazionale. Grazie alla Risoluzione n°178 del 2004 è stato creato un organismo europeo formato di enti locali e regionali il cui obiettivo principale è proprio quello di motivare e sostenere, tecnicamente e politicamente, gli stessi enti locali e regionali nel momento in cui sono chiamati ad applicare i principi della Convenzione a livello territoriale. Il 30 maggio 2006 a Strasburgo il 30 maggio 2006, presso il Consiglio d’Europa, venti (oggi oltre trenta) Enti territoriali provenienti da sei (oggi sette) diversi Stati hanno costituito la RECEP. Membri della “RECEP” sono gli enti locali e regionali europei che fanno parte di uno Stato membro del Consiglio d’Europa che ha sottoscritto la Convenzione. Sono invece Osservatori i rappresentanti dei comitati d’esperti del Consiglio d’Europa responsabili, a livello intergovernativo, del controllo della sua applicazione. I rappresentanti del Congresso partecipano alle riunioni degli organi della “RECEP” ex officio; i rappresentanti degli Stati interessati e le organizzazioni internazionali competenti solo se invitati. Conformemente alle disposizioni dello Statuto sottoscritto a Strasburgo, la “RECEP” rappresenta un’organizzazione internazionale di tipo non governativo, liberamente costituita da enti locali e regionali di Stati membri del Consiglio d’Europa nel quadro del diritto civile alsaziano-mosellano e posta sotto l’egida del Congresso. Su queste basi la RECEP è pronta ad impegnarsi per sostenere gli enti locali e regionali nelle loro responsabilità istituzionali di attuazione della Convenzione a livello territoriale, contribuendo, per quanto è di sua competenza, alle attività, alle attività di controllo dell’applicazione della Convenzione da parte degli organismi intergovernativi attivati presso il Consiglio d’Europa. Il legame tra difesa del paesaggio e osservanza delle norme locali è inscindibile; di qui l’esigenza che un organismo come la RECEP, da cui dipende l’ attuazione della Convenzione Europea del Paesaggio nella grande rete di Enti Locali europei, sia gestita dai rappresentanti politici locali cui è demandata la pianificazione del territorio e la legislazione urbanistica. Ma l’azione degli organismi politici deve essere supportata dalla corretta applicazione in campo amministrativo delle norme e degli indirizzi politico-programmatici. Inoltre non si può prescindere dalla conoscenza scientifica del problema da tutti i punti di vista (giuridico, storico, filosofico, economico-sociale, ecologico-ambientale): mai come in questo caso occorre trovare il punto di incontro e di equilibrio tra un concetto di vasta portata epistemologica e di ampio significato, come quello della valenza paesaggistica, e la sua applicazione su specifici territori. Ecco perché l’azione della RECEP si svolge contemporaneamente su due binari, uno politico ed uno tecnico, entrambi supportati da una nascente, ma già consistente, rete di Università dove il tema del paesaggio è studiato nelle sue mille sfaccettature. Quanto più l’azione di tutti gli attori coinvolti – da e con la Recep – sarà sinergica, tanto più risulterà attuabile la Convenzione Europea del Paesaggio, tanto più salda sarà la democrazia e la legalità. Tutela senza valorizzazione non avrebbe alcun senso: solo attraverso azioni mirate ad esaltare le emergenze ambientali, i centri urbani grandi e piccoli, le attività produttive tradizionali, le significatività culturali, storiche, artistiche, in una con gli altri strumenti di sviluppo, noi raggiungeremo il nostro scopo e daremo al paesaggio in generale e ai nostri paesaggi in particolare l’attenzione, il ruolo e le finalità cui meritano di aspirare. P
er questo è auspicabile che la “rete” si incrementi: essere molti è fondamentale per contare di più e per fare la differenza tra la parte di Europa che fa del paesaggio la carta vincente del proprio sviluppo e quella che invece non avrà alcuno sviluppo. Chiudo con un invito a tutti i lettori: consultate il sito della RECEP, che da circa un anno è coadiuvata da altre due Associazioni intergovernative: Uniscape (Rete delle Università) e Civilscape (Rete delle Associazioni): www.recep-enelc.net In esso, oltre a molte informazioni utili, soffermatevi a guardare il paesaggio posto in alto della pagina. E’ la sintesi dell’evoluzione di un paesaggio ripreso con una macchina da presa fissa nell’arco di 24 ore: ad osservarlo bene, sono indicati alcuni significativi cambiamenti del luogo (Stretto di Messina) nelle varie ore del giorno e della notte: maggiore o minore intensità di traffico navale, mutamenti del cielo e della luce, movimenti delle acque. La rivoluzione copernicana è compiuta: il paesaggio non può mai fermarsi. E’ l’uomo che deve cogliere meglio il senso profondo della tutela di un elemento in eterno movimento.

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